domenica 20 marzo 2016

Scroccafusi

Buona domenica ai golosi e non. Avrei voluto descrivervi le frittelle di riso alla fiorentina di ieri, ma è già tanto se di questo periodo riesco a rivedere le ricette programmate prima della pubblicazione, aggiungendo un pensiero in diretta.
Fortuna che blogger offre l'opportunità di preparare con anticipo quanto si vuole pubblicare. Funzione di cui approfitto quando ho dei mezzi pomeriggi liberi, monto rapidamente delle bozze e carico le foto, se le ho. Ed è per questo che vi racconto di una ricetta regionale che ho preparato giusto un anno fa.
Le mie amiche della caffetteria organizzano, coadiuvate da un sommelier, serate enologiche a tema regionale, alle quali collaboro con la mia cucina.
Mi tocca quindi scervellarmi alla ricerca di ricettine semplici da proporre alla ventina e più di partecipanti.
Esattamente un anno fa ne fecero una concomitante con la nostra partenza per il viaggio in Francia, il tema era la regione Marche. Cosa organizzare per il dolce? Localmente preparano molti sfiziosi dolcetti senza averne uno rappresentativo, e per lo più sono tipi di biscotti o simili. Pertanto, dopo un'approfondita ricerca, ho scelto di realizzare gli scroccafusi, che normalmente si fanno per Carnevale.
Una pasta frolla con doppia cottura il cui impasto, diviso a pezzetti, viene prima bollito e poi fritto. Infine si spruzza con Alkermes e si spolvera di zucchero a velo. O miele, ma siccome non lo amo non lo impongo nemmeno ai miei ospiti.
Bene, questa in estrema sintesi la storia di questi dolcetti, altrimenti chiamati stummeri nella zona del Tronto, o cecetti nell'anconetano, a pasta dura ma friabile. Consiglio di consumarli in giornata prima che facciano scrocchiare le mandibole per masticarli.
Ovviamente in pochi avrete in casa del mistrà, un po' in tutte le Marche si producono liquori all'anice famosi, mi viene in mente l'Anisetta Meletti ad Ascoli, che ha un locale storico nella piazza principale. In sua vece usate una sambuca o simile.
E ora vi spiego il procedimento, che può sembrare complicato ma è più facile di quel che sembra. A quanto pare le nostre antenate avevano molto tempo da dedicare alla cucina e non si spaventavano se la ricetta richiedeva infiniti piccoli passaggi. Di sicuro non lesinavano sul tempo le cugine e le zie di mio papà, sono andata a spulciare tra le vecchie ricette della nonna per trovare gli stummeri e ho scovato anche la ricetta delle castagnole di mia suocera, veri pallini da schioppo, credo sovrapponibili ai cecetti.

-ricetta-
500 g farina 00
40 g zucchero
50 ml liquore di anice/mistrà
6 uova
3 cucchiai di olio semi mais
8 g lievito
5 g sale
1 limone non trattato
olio di semi di arachide, zucchero a velo
Monto i tuorli con zucchero, buccia di limone e olio finché sono gonfi e spumosi. Monto a parte gli albumi, poi li unisco ai tuorli, e aggiungo man mano la farina setacciata con sale e lievito, e il liquore, sino ad ottenere una pasta piuttosto morbida e appiccicosa.
Metto sul fuoco una pentola con molta acqua, quando bolle verso la pasta con un cucchiaio, ne metto 4 o 5 pezzi alla volta e li lascio venire a galla e cuocere per 5', poi li prelevo con una schiumarola e li metto ad asciugare su un telo pulito, schiacciandoli col dorso di un cucchiaio per inciderli.
Noterete che assumono l'aspetto di masse informi.
Quando ho bollito tutta la pasta scaldo abbondante olio di arachidi nella padella per i fritti e ci friggo pochi pezzi alla volta sino a che non si dorano in modo uniforme. Li vedrete gonfiare e aumentare di volume perciò, quando prendete la pasta col cucchiaio prima di metterla a bollire, non esagerate con la quantità.
Li scolo su carta da cucina e li appoggio su un vassoio a raffreddare, poi li spruzzo con l'alkermes e con zucchero a velo.

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