martedì 1 novembre 2011

la Polenta concia

'Polenta concia' si usa chiamarla in Valle d'Aosta e nel biellese mentre qui in Lombardia, sulle sponde del lago di Como, si chiama uncia. Più o meno sempre della stessa cosa si tratta.
La mia prima volta risale a quando appena undicenne iniziai una lunghissima serie di vacanze invernali a Gressoney Saint Jean...la stagione sciisitica cominciava a novembre e terminava a marzo, ogni fine settimana lo si trascorreva in quella stretta valle e, nel rifugio circondato da una foresta di pini cembri in cima alla pista Weissmatten, la signora Graizzaro la faceva stupendamente buona! Non più gestito da loro il rifugio certamente esisterà ancora, magari modernissimo.
Rimane il ricordo delle innumerevoli sciate con suo figlio Arcangelo, di poco più piccolo di noi ma matto mille volte di più...

Torno alla ricetta, facilissima. Polenta cotta e messa a strati in una pirofila con dadini o fettine di fontina (o altro formaggio) e condita con tanto burro.
Assolutamente da gustare col freddo, che già nelle nostre moderne case non c'è più, è un piatto ipercalorico e sostanzioso e, come spesso accade con la polenta, molto saziante.
Questa giornata di festa è uggiosa qui in Brianza e a dire il vero non fa freddissimo, avrei cucinato altro se la mia amica Giorgia non mi avesse regalato un chilo di farina da polenta bergamasca macinata a pietra, della varietà 'mais rostrato rosso' a marchio De.Co. (la denominazione comunale, nata da un'idea di Luigi Veronelli per dare tutela e dignità alle produzioni territoriali e stimolare le comunità locali alla difesa delle proprie tradizioni, dei propri saperi e della propria storia), coltivata e prodotta a Rovetta.
E dal momento che non saremo soli, cosa di più conviviale? l'accompagnerò con dello stoccafisso.
Piadine ripiene calde e tagliate a fettine come aperitivo e una torta delle rose per concludere.
Nel bicchiere uno Chambave Rosso o un Torrette, tanto per restare in Valle.

-ricetta-
400 g farina di mais
2 litri acqua
500 g fontina
100 g burro
sale, pepe, formaggio grattugiato

Preparo la polenta facendo cuocere la farina, che avrò versato a pioggia in acqua quasi a bollore, per circa un'ora. Salo pochissimo a fine cottura.
Che bello da quando ci sono questi bellissimi paioli rivestiti di materiale antiaderente...le mie braccia ringraziano, la spalla soprattutto! Ne ho uno di Baldassarre Agnelli in alluminio pesante rivestito (a dire il vero servirebbe per fare il risotto per un battaglione)...fare la polenta è un gioco da ragazzi, non serve una forza disumana per rimestarla, solo presenza in cucina per mescolare di tanto in tanto.
Nel frattempo taglio la maggior parte della fontina a fettine e un po' a dadini.
Metto subito nella polenta calda i dadini di formaggio e mescolo bene, poi preparo una teglia da forno unta di burro, verso uno strato di polenta, faccio uno strato di formaggio poi ancora polenta e infine formaggio.
Scaldo il burro in un padellino e appena inizia a colorire lo verso sulla polenta, spolvero la superficie di parmigiano grattugiato e metto in forno caldo perchè si scaldi bene, basterà un quarto d'ora..

Al posto della fontina posso usare tome di vario tipo, gorgonzola, Stelvio, Spluga...quel che piace o quel che c'è.


6 commenti:

Menta Piperita ha detto...

che ricetta stupenda, adoro la polenta calda e filante di formaggio! e con il tuo racconto mi sembra di essere stata anche io in quel rifugio sulle montagne! un abbraccio!

Jo ha detto...

Benvenuta nella mia cucina, Alessia.
Sono passata a curiosare da voi, anche se in questo periodo il tempo scarseggia, ho letto del contest sulla zucca e ho messo una mia ricetta. Spero di aver fatto tutto giusto, non sono molto pratica di tecnica di blog.
Anch'io avevo un validissimo aiutante in cucina, da qualche mese non c'è più e al suo posto è arrivata una giovane apprendista, Nina, quasi uguale alla vostra Lucky...

buona serata!

Anonimo ha detto...

Gressoney....che ricordi.
Oggi cara JO, mi hai fatto ritornare ragazza spensierata, l'ultima mia vacanza a Gressoney risale a venticinque anni fa, andavo spesso in questo posto magnifico perche' in estate ero solita andare a Ivrea dai miei zii e tante volte si andava in Valle D'aosta ricordo ancora il parcheggio sotto e questo posto dove non esistevano auto ma si saliva solo con la funivia.Quanto cibo , peccato che io non mangi formaggi mi nutrivo di carne di cinghiale e salsicce e tanta frutta secca.
Grazie JO per avermi portato indietro con gli anni.

Jo ha detto...

prego 'anonimo'...anche per me Gressoney è fonte di numerosi ricordi.
Tu a quanto pare mi conosci (oppure no?)
chissà se ti conosco anch'io! che brutto l'anonimato...
:))

Anonimo ha detto...

Jo, dovresti saperlo l'anonimo sono io MARA non riesco piu' postare con il account.

Jo ha detto...

e chi si immaginava che avessi legami col Piemonte dalla profonda Sicilia?
:-*

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